Agricoltura regione 

Latte, nuovi possibili clienti per le stalle genovesi

Intanto a Roma è stato approvato il decreto che regola l’etichettatura di latte e latticini

latte-di-mucca

<Ci sono alcuni soggetti privati che hanno manifestato interesse per l’acquisto del latte dei produttori della Cooperativa delle Valli Genovesi. Da quando si è aperta la situazione di crisi sul latte genovese, anche dopo la soluzione tampone arrivata dal Caseificio Pugliese di Torino, abbiamo continuato a lavorare per individuare imprenditori seri che potessero rappresentare validi interlocutori per dare un futuro ai nostri produttori, vista anche la positiva risonanza mediatica riscontrata a difesa del nostro latte>. Lo ha detto oggi l’assessore regionale all’Agricoltura Stefano Mai, che ha illustrato ai rappresentanti di categoria, riuniti nel secondo Tavolo Verde dedicato al latte in Regione Liguria, le manifestazione di interesse verso il latte genovese arrivate dal territorio ligure e non solo. <La Regione Liguria e le associazioni – ha proseguito l’assessore Mai – saranno a fianco dei produttori della Cooperativa nel vaglio di tutte le opportunità di mercato che si prospetteranno. Vogliamo difendere e valorizzare un prodotto di qualità e il lavoro dei nostri allevatori”. Dal Tavolo è emersa anche l’intenzione di lavorare alla stesura di un “accordo di filiera”. <Lo scopo – ha spiegato l’assessore – è di arrivare a un rilancio strutturale dell’intero comparto lattiero-caseario ligure, elaborando una strategia a medio e lungo termine e – ha concluso – individuando le offerte e le strade più vantaggiose che possono venire da un attento studio del mercato>.

Intanto, è stato firmato il del decreto che regola la etichettatura del latte, che però avrà bisogno di tempo per essere operativo. Secondo la Cia <Il vero valore sarà dato dalla disponibilità della filiera a mettere in pratica da subito questa opportunità. Il Tavolo Verde di oggi è stata l’occasione per provare a misurare la disponibilità concreta di tutti gli operatori>.
“Al Tavolo Verde convocato oggi dall’Assessore all’Agricoltura, Stefano Mai – spiega Aldo Alberto, presidente di Cia Liguria  – abbiamo sostenuto la necessità di produrre accordi fra le parti: produttori, utilizzatori e grande distribuzione che tutti insieme  garantiscano la tracciabilità. Si può fare attraverso accordi chiari e trasparenti accompagnati da campagne pubblicitarie adeguate che valorizzino il prodotto del territorio. Èun modo concreto per fornire indicazioni precise al consumatore e per misurare la reale propensione a orientarsi verso il consumo di prodotto locale di cui si può concretamente conoscere il percorso, l’origine le modalità di produzione. Crediamo  che su questa opzione si possa costruire un vero e proprio progetto per  la zootecnia liguria in grado di assicurare una prospettiva duratura ai nostri allevatori>.

<Un risultato importantissimo e storico per i nostri allevatori, ora più tutelati, e per i consumatori, che potranno finalmente scegliere con maggiore consapevolezza, leggendo sulle confezioni del latte e dei vari latticini un’etichetta più completa, dove l’indicazione della provenienza sarà chiara e trasparente». Gerolamo Calleri, presidente di Coldiretti Liguria, commenta così la notizia del decreto ministeriale che finalmente impone l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte, anche sui derivati.  Calleri spiega che il risultato è stato raggiunto grazie alla mobilitazione degli allevatori in tutta Italia ma, anche, grazie a tanti supporti istituzionali, come quello fornito dalla Regione Liguria e dal presidente Giovanni Toti che, lo scorso 6 maggio, ha firmato il manifesto di Coldiretti a sostegno di un’etichettatura più trasparente, sostenendo così con forza le richieste dell’organizzazione professionale.
L’obbligo di indicare l’origine in etichetta salva dall’omologazione l’identità di ben 487 tipi di formaggi tradizionali censiti a livello territoriale e tutelati perché realizzati secondo tradizioni storiche che permettono anche di supportare e salvaguardare la biodiversità delle razze bovine allevate nelle varie aree geografiche del Paese. «I consumatori hanno il diritto di conoscere quali alimenti stanno comprando, da dove provengono le materie prime, quali lavorazioni e processi produttivi hanno portato al risultato finale – sottolinea Calleri – Il nostro latte e i nostri formaggi sono al primo posto per sicurezza e qualità e sono soggetti a controlli disciplinari molto rigorosi. E questo i consumatori lo sanno bene».
Secondo le stime di Coldiretti, il 50% degli italiani è disposto a pagare l’autentico made in Italy fino al 20% in più. L’etichettatura obbligatoria sull’origine delle materie prime non solo garantirà la certezza agli allevatori liguri e italiani di poter competere alla pari all’interno del mercato, ma sarà anche un forte sostegno all’intero settore lattiero-caseario. In Liguria si contano circa 130 produttori  di latte vaccino. Proprio a causa delle difficoltà e della concorrenza di prodotti esteri, sono  diminuiti del 40% negli ultimi sette anni (erano 220: è il  maggiore calo d’Italia). La produzione di latte è così passata da 120 mila quintali  all’anno agli attuali 70 mila circa.

Related posts